Imbolc. L’ultimo viaggio del bruco

Nella Ruota dell’Anno ogni festa ha una specifica funzione.

A Samhain, la pianta ormai morta lascia cadere i propri semi nel terreno.

Molti marciranno, ma alcuni verranno accolti dalla soffice terra.
Il seme radicato starà nascosto, protetto dal gelo invernale, lasciando che l’energia di Yule lo pervada e gli dia tutto ciò di cui ha bisogno per ripartire: sali minerali, acqua, amore, potenzialità.

Ed ecco che, con l’avanzare della luce, si prepara a fare il grande passo.
Rompere il proprio guscio e intraprendere il lungo percorso verso la superficie, verso l’alto, verso il sole.

Ma.

Per completare la trasformazione e diventare germoglio, dovrà strappare la corazza che lo ha protetto nella sua vita precedente.

Abbandonare il certo per l’incerto.

Se non sarà in grado di bucare il suo guscio, morirà.

Questa è la dura verità di Imbolc.

E noi, quante volte preferiremmo morire piuttosto che cambiare?

Per non affrontare la paura, restiamo attaccati ai vecchi schemi di pensiero e di comportamento.
Ancorati a terra da una catena di cristallo che ci pare indistruttibile.

Imbolc ci mette davanti a una cruda realtà. Non potremo veramente cambiare, trasformarci in germoglio, fino a quando non saremo disposti a lasciar andare ciò che non ci serve più.
Liberarci degli schemi profondi e inconsci.

La Dea Brigit, dai rossi capelli, ci offre sorridendo la coppa della salvezza.
Le sue acque possono guarire le ferite profonde dell’anima, se si ha il coraggio di bere.

L’ultimo viaggio del bruco, prima di divenire farfalla.

 

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Grazie di Cuore.

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