In questi giorni di chiusura forzata è facile perdere la cognizione del tempo e dei giorni. Alcuni saranno aiutati, almeno in parte, dalla settimana lavorativa in smartworking, altri nemmeno da quella.
E quando si ha tanto tempo a disposizione, quando tutte le abitudini consolidate si sciolgono come neve al sole, ecco che arriva la sensazione di totale smarrimento.
Non è facile trovare altre routine.
Non è facile scandire programmi in giornate che sembrano tutte uguali.
Ma una volta, una persona molto pratica (e stranamente non toscana, sebbene questa sia una caratteristica peculiare del mio pragmatico popolo) mi disse:
“Ok, che è difficile lo abbiamo capito. E dato che non sono ancora così sordo, non serve ripeterlo allo sfinimento. Possiamo andare avanti e trovare delle soluzioni?”
Posto che soluzioni ad una pandemia globale, al momento, è difficile trovarne, questo periodo offre una grandissima opportunità per fermarci e concederci il tempo per riflettere.
FERMO: HO DETTO RIFLETTERE, NON RIMUGINARE.
Riflettere viene dal verbo latino “reflectĕre”, cioè “piegare all’indietro”.
Piegarsi all’indietro. Andare a fondo.
In altre parole, tuffarsi nei ripiegamenti della nostra coscienza e immergersi in quella cloaca informe e color piombo che rappresenta la nostra zona d’ombra. Quella da cui nascono le nostre emozioni,soprattutto quelle che non riusciamo a comprendere fino in fondo.
Cosa troveremo, cosa saremo disposti a far emergere, dipenderà solo da noi.
Piegarsi all’indietro. Guardare indietro.
Hai mai fatto un tuffo all’indietro? Occorre curvare così tanto la schiena da arrivare a guardare dall’altro lato. Come a guardare la strada già percorsa.
Ci sono momenti in cui è importante non guardarsi mai indietro, come insegna la storia di Lot e di sua moglie, trasformata in una statua di sale.
E altri in cui è fondamentale ripercorrere i propri passi, senza biasimare quel che è stato, ma limitandosi, per quanto possibile, a valutare le relazioni causa-effetto delle proprie scelte.
Questa quarantena ha causato una sorta di grottesco “fermo immagine” della nostra vita.
Le condizioni in cui ti trovi oggi, ciò che hai o non hai, quello che ti manca e quello che ti sta invece troppo stretto, sono frutto delle scelte che hai fatto finora.
Non fraintendermi: non intendo scadere nel banale quanto crudo “hai quel che ti meriti”. Ci sono momenti in cui la vita non funziona in modo così lineare. Almeno in apparenza.
Ma, che ci piaccia o no, siamo in gran parte artefici della nostra vita e del nostro destino.
Se sei dove sei, se stai trascorrendo la quarantena nelle condizioni – e soprattutto, con lo spirito – che ti ritrovi, è per via delle scelte fatte fino a questo momento.
Giuste.
Sbagliate.
Chissenefrega.
Sei qui, ora, e questo momento è troppo prezioso per sprecarlo stando a rimuginare.
Perché la verità è che ogni giorno viviamo un “fermo immagine”.
Ogni giorno potremmo renderci conto di tutte le cose belle che abbiamo, e che diamo per scontate.
Ogni giorno siamo consapevoli di quello che non ci va bene e che vorremmo cambiare.
Che potremmo cambiare.
Ma non ci basta, la forza della routine è troppo invitante.
Non agiamo.
Non riflettiamo.
Ci limitiamo a piangerci addosso, e immaginare una situazione diversa, un “sarebbe bello se”, un “mi merito altro!” senza però volerci prendere carico dell’impegno, della fatica e dei fastidi che un cambiamento simile comporterebbe.
Oggi questo privilegio non lo hai più.
Il mondo andrà avanti, ma una cosa è chiara: niente sarà più come prima.
Neanche la tua vita.
Oggi puoi scegliere di essere resiliente e flessibile come la betulla, o di spezzarti come una lancia contro un mulino a vento.
Puoi scegliere di usare questo tempo per colorare la tua vita con dei pennelli nuovi di pacca, oppure continuare a fare acquisti compulsivi su Amazon.
Puoi scegliere di ri-portare nella tua vita il valore delle Cerimonie, o continuare ad anestetizzarti a suon di video e invettive su Facebook.
E bada bene: questo non vuol dire non preoccuparsi, far finta di nulla. Tutt’altro.
Molti di noi stanno già vivendo situazioni difficili, altri ne affronteranno di difficilissime a breve.
Ma, se puoi, non lasciare che l’ansia divori la voglia di guardare il sole.
Ogni sfumatura, ogni minuscolo punto di colore della tua vita, dipende da te.
Si può dipingere anche col sangue.
Affacciati dalla finestra. Annusa l’aria pulita.
Ha un profumo buonissimo.
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Grazie di Cuore.
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