Questa storia della “strega di luce” sempre positiva, votata esclusivamente all’abnegazione di sé, al bene supremo e agli elfetti pucciosi avrebbe anche rotto un po’ i coglioni.
Il pensiero, poi, che molte di esse si comportino bene non per reale volere, ma per paure della famigerata fuffokarmikaleggedeltre mi lascia alquanto perplessa.
Non so se sia peggio l’ignoranza o l’ipocrisia.
Chi vive la Magia, chi vive i Colori, sa che non tutte le giornate sono buone.
E sa che per quanto ci si possa sforzare di vedere le sonore bastonate nei denti come opportunità di crescita, alcuni momenti sono, semplicemente, ascrivibili nel registro delle giornate di merda. Colori da dimenticare.
Certo, puoi imparare anche da queste esperienze. Ma negare le proprie emozioni per vestirsi con un lenzuolo bucato di santità, non è una strategia molto lungimirante.
Qualcuno, prima o poi, toccherà le corde giuste per mandare in crisi il nostro costrutto. Il Re è nudo! Griderà un bambino, e per noi sarà la fine.
No, le streghe non sono esseri di luce dal sorriso immancabilmente smagliante.
Non hanno lunghi capelli compostamente arruffati davanti al viso, non vanno a giro vestite di abiti dai grandi cappucci, non camminano a piedi nudi nel bosco, e non parlano con le coccinelle e le farfalline.
O per lo meno, non necessariamente né per sempre.
Sorpresa? Amareggiata?
Buongiorno, fiorellino.
Nel quattrocento la maggior parte delle donne accusate di stregoneria erano zelanti vecchiette cattoliche, che cercavano di scacciare a colpi di scongiuri e colorate preghiere a Gesù Cristo malattie e infertilità.
Molte accusavano le vicine di stregoneria senza alcun fondamento, solo per scampare alle torture o, più frequentemente, per antipatia o interessi personali.
Dov’è la poesia della strega di luce, qui?
Forse dovremmo scardinare qualche tonnellata di stereotipi e accettare che l’ideale romantico nato nell’ottocento resta, appunto, un ideale.
E accettare che una strega possa avere i capelli corti e non portare nessun pentacolo al collo, che le piaccia indossare scarpe da ginnastica quando passeggia nel bosco e abiti di cattivo gusto quando esce in città. E che in caso di invasione, non ci pensi due volte a sterminare a suon di veleno chimico intere colonie di poveri scarafaggi innocenti che pagano regolarmente l’affitto del balcone di casa.
Oppure accettare un uomo possa vivere i colori accesi e sentirsi vicino alla divinità senza per forza fare il Druido o il Mago. O ancora, che una donna non voglia prendersi cura degli altri – figli, compagni, genitori – per espiare le proprie insicurezze.
Forse dovremmo imparare a spogliarci un po’ più di quello che pensiamo di dover essere e imparare, con umiltà, ad accordare la nostra nota alla Musica del mondo.
Sapendo che non tutti i giorni possiamo risuonare al meglio, restando semplicemente ad ascoltare la melodia complessiva.
Senza fare o pretendere altro.
Come foglie che danzano nel vento.
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Grazie di Cuore.
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