Chissà quand’è che mi sono abituata all’Assenza.
O forse, a un diverso modo di percepire la Presenza.
Ho fatto 16 traslochi in 29 anni.
Visitato 23 Paesi e vissuto in 5 di essi.
Imparato 4 lingue e mezzo – la “mezza” è il giapponese, mi sono fermata all’ hiragana in attesa di avere giornate di 45 ore.
Sempre con la fame di scoprire altro, la voglia di sentire il profumo di un vento diverso sulla pelle.
Non mi sono mai guardata indietro.
Valeva solo il desiderio di continuare, di scoprire, di conquistare un’altra meta per saziare, momentaneamente, la mia fame di novità.
E così mi sono abituata a portare il cuore in valigia. Sempre col sorriso sulle labbra.
Sentendo che mi basta essere certa delle mie radici, per lasciare che il resto della pianta volteggi libera nella tempesta. Senza alcuna paura.
Amicizie e amori che vanno, vengono, durano un giorno o tutta la vita.
Ne sento tutt’ora la presenza sotto la pelle, flebile eppure pronta a scaldarmi.
Fuoco liquido per riempire i momenti di vuoto.
Mi sono esercitata tutta la vita per imparare a sentire la presenza di chi non c’è.
Per staccare l’affetto dalla fisicità, lasciando che quest’ultima fosse appannaggio di un mondo diverso, meno sottile.
Ho dovuto imparare a immergermi nella Gratitudine per esprimere quel che, a parole, non avrebbe potuto raggiungere il destinatario.
Un senso di enorme pienezza.
Stupore.
Amore.
E piano piano, ho capito una cosa.
Che forse non potevo portarmi dietro la fisicità, il vissuto ordinario di ogni persona o situazione che mi scaldava il cuore.
Ma che potevo imparare a riconoscerne il Colore.
E ho deciso di voler rendere la mia vita un arcobaleno, riempendola con i Colori di tutto ciò che mi faceva apprezzare la bellezza di ciò che ci circonda.
Un mondo di Colori Accesi.
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Grazie di Cuore.
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